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A Walt Disney Silly Symphony!

giovedì 1 gennaio 2015

Un motivo di vergogna per un'intera tradizione artistica

Si parla di quella napoletana, chiaramente.
Sì perchè, a dispetto di un' educazione civile virtualmente inesistente Napoli, come tutta l'Italia, dimostra il suo meglio nei singoli, nelle minoranze intellettuali, nella tradizione giuridica e, ovviamente, in quella artistica, nel teatro come nel cinema.
Signori! Qui si sono avuti Eduardo, Peppino, Totò, Enzo Turco, Nino Taranto,  recentemente Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso e Nando Paone con le loro sfavillanti commedie teatrali. Pesi massimi della recitazione nazionale: e non solo, non fosse che l'italiano è una meravigliosa lingua a diffusione - purtroppo - minore e quindi incapace di competere con i giganti mondiali.

Non si può accettare la presenza di un energumeno come Alessandro Siani. Non solo per l'imbarazzante livello della comicità: di flop napoletani ce ne sono stati tanti, da Nino d'Angelo a Biagio Izzo senza dimenticare Gigi D'Alessio, la costante è che nessuno di questi soggetti si è proposto o è mai stato proposto come nuovo nome napoletano nella commedia classica nazionale (o della musica leggera), ma sempre defilati in sottocategorie, ruoli secondari, e soprattutto non dietro la macchina da presa o un qualsivoglia ruolo suppostamente elitario.

Il grave del fenomeno Siani è proprio questo: non semplicemente il solito peggio dell'arte napoletana che, come per tutte le altre,  si è vista negli anni e sempre si vedrà, ma soprattutto per il ruolo che sta cercando di avere come regista di primo piano, commediante pseudorifinito e, da oggi, come potete vedere in questa brillantissima intervista, pure pseudo-intellettualoide che disquisisce di valori sociali, di luoghi comuni abusatissimi, di arrangiamenti made in napulè sconosciuti a un Nord che infatti non fa che invidiarci dalla mattina alla sera.

Qualcuno mi dirà che per promuovere un film si fa di tutto: rispondo che a livelli così bassi ci si arriva quando, tanto per cambiare, non si ha nulla da dire. Se non le frasi fatte, i luoghi comuni, la pizza, il mandolino, il mare, e Ciruzz a mergellin'. Sperando che il 99% dei napoletani, alle critiche, risponda con i fatti e non "avvertendo dolore" come il nuovo filosofo di sta ceppa sentenzia.

Il tag di quest' anno per chiunque sia napoletano non può che essere questo: #quandocenelibereremo?




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