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A Walt Disney Silly Symphony!

domenica 18 gennaio 2015

Nintendarità applicata & comparata

Questo è Captain Toad, l'ultimo uscito su Wii U.
La vita è davvero bizzarra, anche nei videogiochi. E' capace di farti provare sensazioni che vengono rifuggite e magari adorate se riproposte in salse più curate e approfondite.
Mi capitò nei primi anni 2000, quando Nintendo inserì nella sua edizione GBA di Zelda: A Link to the Past quel certo Signor Four Swords, una modalità multiplayer che francamente non mi impressionò né attirò per nulla. Da quel granello di sabbia nel 2004 Kyoto tirò fuori un prodotto intero per Gamecube, il risultato fu quel Four Swords Adventures che è uno dei migliori giochi mai fatti nella storia della Grande N. 
Altri piccoli progetti, semplici e dal budget non superlativo, si trovano a fare la storia: sempre in casa Gamecube,  Luigi's Mansion fu uno di questi, un vero cult del lancio di quella macchina.

Insomma, boh, di chi parliamo? Ah sì, del Capitano, quello che in casa Nintendo si chiama Toad. O per meglio dire quello che gli amici oggi chiamerebbero Mounsier Design, il manifesto della nintendosità fatta gioco. Quel funghetto protagonista del contenuto di Super Mario 3D World che mi diede noia: grande fattura come sempre in casa Nintendo, ma lentezza senza sbocchi reali, ripetitività e in sostanza mancanza di idee dietro un'idea di base però interessante. Micromondi da esplorare in un quadro singolo sullo schermo, nemici più da evitare che da combattere, assenza del salto e, di fatto, della corsa. Che ci fosse qualcosa di valido lo avevo notato, ma non credevo minimamente si sarebbe mai potuto trasformare in un gioco così soddisfacente e soprattutto non ripetitivo. Poi quel meraviglioso trailer, rilasciato qualche mese fa, che puzzava di capolavoro lontano un miglio. Quell' anatroccolo, di certo non brutto ma modesto, è diventato uno splendido cigno. Reinterpretandolo un po', come è d'obbligo: i micromondi sono più di una volta tendenti all'extralarge e la varietà è di ben tutt'altra pasta. In certi frangenti sembra proprio di giocare un super mario in 3d con l'handicap del salto mancante.

Toad segue la strada di altri predecessori, completamente diversi come giochi, molto più simili di quanto si pensi nello spirito:  Luigi's Mansion e Four Swords non hanno nulla di evidente in comune con il funghetto,  ciò che di nascosto c'è, però, è assai importante.
Il primo condivide il basso profilo e le risorse impiegate stracontate (anche se niente a che vedere con le cifre probabilmente bassissime stanziate per Toad), il secondo l'origine di contenuto spin off che si trasforma, come la zucca di Cenerentola, in una splendida carrozza.

Certo, Four Swords è  stato un capolavoro immortale, il capitano fungo non può reggere il confronto: però la metamorfosi in un gioco completo, ancorchè non particolarmente lungo ma dannatamente divertente e vario, è un fatto rilevante. Un fatto di grande nintendarità pure in questo: realizzare il tanto con il poco, con qualcosa che in molti hanno definito non a caso il più indie dei titoli made in Kyoto.

Bastano poche mosse per fare scacco matto: engine strariciclato da Super Mario 3D World, stesso motore, pezzi di level design combinati in modi diversi e messi insieme, poi un personaggio principale differente, altri controlli e meccanica, dopodichè solo uno sbizzarrimento continuo in salsa di 64 livelli.
Insomma, si è fatto un miracolo con due spiccioli, come da tradizione nintendosa. Un miracolo non perfetto, certo: pochi boss, forse qualche livello in più si poteva fare, modalità extra abbastanza stupida e fastidiosa.

Ma questi sono i piccoli cult, quei mezzi capolavori che poi veri capolavori non sono.
Però ne mostrano fragranze, tocco e magia: e allora dopo anni ti ritrovi a discutere ancora se siano capolavori o meno, e magari rivedi le posizioni del decennio addietro. E la pietra miliare rimane, come sempre, viva.

Amata in modo quasi unilaterale dalla critica.

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