L'anno era il 2007, il regista era il polacco Andrzej Wajda, il film si chiamava Katyn. L'argomento non era l'Italia, o meglio, non lo era direttamente: si parlava del massacro di oltre 20.000 polacchi perpetrato dall'esercito sovietico nel 1940, di cui fino al crollo del muro e dell'URSS si era data colpa alla Germania Nazista. Un teatrino imbastito con la complicità - tra l'altro - delle altre potenze vincitrici.
Eppure, nonostante un successo notevole in patria, il film in Italia si vide impossibilitato ad essere distribuito: solo 12 le copie, a seguito di altre censure avvenute sia in Polonia che nella stessa Russia. C'è tanto amore di verità, che strano.
L'anno è il 2014, il regista è lo sconosciuto Antonello Belluco e il film si chiama Il segreto di Italia. L'argomento stavolta è tutto nostrano, personificato nella donna protagonista, che ricorda oltre 130 soldati della Guardia Nazionale Repubblicana sommariamente fucilati a Codevigo nell'aprile del 1945, a guerra ormai finita e caduta del regime fascista ormai consolidata anche nel - futile - ramo repubblicano.
Allora come oggi ci si impelaga in giudizi faciloni sulla presunta mediocrità dei film in questione: un fatto che, francamente, ci interessa meno di zero. C'è robaccia che tratta di nazismo, antisemitismo e fascismo che ha avuto fortune ben superiori alle sue mediocri qualità, ma non è di questo che si parla: il film manco l'ho visto (ad essere sincero non ne ero neanche informato, pur essendo interessantissimo al tema, il che la dice lunga sulla genuinità dei canali distributivi verso l'autore), anche se lo farò quanto prima.
Oggi, a differenza di allora, c'è un salto di qualità: non solo di critica il regista e la produzione bollandoli come fascisti ( ammesso e non concesso che un ideale morto, ma pur sempre ideale, di qualsiasi natura esso sia, possa costituire una forma di insulto ) ma fa pressione, chiede al signor Belluco una copia in anticipo, fa campagna di boicottaggio e ostacola la distribuzione in un mondo che si dice oggi democratico.
Il signor Belluco, di cui non conosco le qualità come regista (pur consapevole che se avesse trattato di altro manco gli sarebbero state richieste con tanta insistenza), prima di Natale aveva risposto con fierezza e dignità con un comunicato stampa. Simone Cristicchi, probabilmente uno dei pochi artisti in questo Paese a non aver sposato il solito lato del letto politico che da sempre permette di andare avanti (si pensi ad un maestro del cinema come Pupi Avati che per emergere ha dovuto autoprodursi) lo ha riportato pochi giorni fa integralmente su facebook. Lo faccio anche io.
Sul film “Il Segreto di Italia” di cui sono regista, come su tutto, ciascuno è libero di dire la sua. Deve essere chiaro però che, un giudizio che possa vantare credito in merito ad un lavoro cinematografico deve provenire esclusivamente dai due soggetti che sono titolati a rilasciarlo. Non credo ci sia altro da aggiungere a questa triste vicenda. Rimane la denuncia verbale, la ferma condanna e la speranza che i pochi, in questo Paese, senza colore politico (ai quali in tutta onestà non appartengo), possano, con gli occhi innocenti che li contraddistinguono, un giorno essere la vera maggioranza, nel popolo come nelle classi dirigenti. Perchè solo così la pacificazione potrà essere più che un pallido miraggio. Sperare nella buona fede delle persone è virtualmente impossibile: sperare di rispettare vicendevolmente ideali (indipendentemente dal colore) che hanno rappresentato per tanti un modo per migliorare la propria casa e la propria gente è ad oggi ugualmente impossibile. A voi. |
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