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A Walt Disney Silly Symphony!

martedì 20 gennaio 2015

La democrazia

L'anno era il 2007, il regista era il polacco Andrzej Wajda, il film si chiamava Katyn. L'argomento non era l'Italia, o meglio, non lo era direttamente: si parlava del massacro di oltre 20.000 polacchi perpetrato dall'esercito sovietico nel 1940, di cui fino al crollo del muro e dell'URSS si era data colpa alla Germania Nazista. Un teatrino imbastito con la complicità - tra l'altro - delle altre potenze vincitrici.
Eppure, nonostante un successo notevole in patria, il film in Italia si vide impossibilitato ad essere distribuito: solo 12 le copie, a seguito di altre censure avvenute sia in Polonia che nella stessa Russia. C'è tanto amore di verità, che strano.

L'anno è il 2014, il regista è lo sconosciuto Antonello Belluco e il film si chiama Il segreto di Italia. L'argomento stavolta è tutto nostrano, personificato nella donna protagonista, che ricorda oltre 130 soldati della Guardia Nazionale Repubblicana sommariamente fucilati a Codevigo nell'aprile del 1945, a guerra ormai finita e caduta del regime fascista ormai consolidata anche nel - futile - ramo repubblicano.
Allora come oggi ci si impelaga in giudizi faciloni sulla presunta mediocrità dei film in questione: un fatto che, francamente, ci interessa meno di zero. C'è robaccia che tratta di nazismo, antisemitismo e fascismo che ha avuto fortune ben superiori alle sue mediocri qualità, ma non è di questo che si parla: il film manco l'ho visto (ad essere sincero non ne ero neanche informato, pur essendo interessantissimo al tema, il che la dice lunga sulla genuinità dei canali distributivi verso l'autore), anche se lo farò quanto prima. 
Oggi, a differenza di allora, c'è un salto di qualità: non solo di critica il regista e la produzione bollandoli come fascisti ( ammesso e non concesso che un ideale morto, ma pur sempre ideale, di qualsiasi natura esso sia, possa costituire una forma di insulto ) ma fa pressione, chiede al signor Belluco una copia in anticipo, fa campagna di boicottaggio e ostacola la distribuzione in un mondo che si dice oggi democratico.

Il signor Belluco, di cui non conosco le qualità come regista (pur consapevole che se avesse trattato di altro manco gli sarebbero state richieste con tanta insistenza), prima di Natale aveva risposto con fierezza e dignità con un comunicato stampa. Simone Cristicchi, probabilmente uno dei pochi artisti in questo Paese a non aver sposato il solito lato del letto politico che da sempre permette di andare avanti (si pensi ad un maestro del cinema come Pupi Avati che per emergere ha dovuto autoprodursi) lo ha riportato pochi giorni fa integralmente su facebook. Lo faccio anche io.




Sul film “Il Segreto di Italia” di cui sono regista, come su tutto, ciascuno è libero di dire la sua. Deve essere chiaro però che, un giudizio che possa vantare credito in merito ad un lavoro cinematografico deve provenire esclusivamente dai due soggetti che sono titolati a rilasciarlo.
Il primo sono i critici cinematografici. Questi hanno per lo più taciuto, ovviamente tengono famiglia: il film non è politicamente corretto o meglio… potremmo dire non è allineato con settanta anni di vulgata storica fatta solo di buoni e cattivi su cui si sono arroccati i poteri forti nel nostro Paese.
Il secondo soggetto è il pubblico il quale, per la terza settimana, sta riempiendo l’unico cinema nel quale IL SEGRETO DI ITALIA è attualmente programmato: The Space Cinema di Limena di Padova.
Questi sono i fatti. Se due esponenti padovani dell’Associazione Nazionale Partigiani, scrivono che è un film “brutto e dilettantesco” il giudizio, io dico, non ha valore artistico ma solo politico; e se i giornalisti conformisti riprendendo questi giudizi e pontificano che le distribuzioni non lo vogliono per tale motivo, ingannano l’opinione pubblica come hanno sempre fatto per settanta anni e ancora fanno, per difendere un sistema.
La verità è che per andare nelle sale cinematografiche a dicembre ci vuole un portafoglio colmo di soldi da anticipare alle distribuzioni, soldi che Il Segreto di Italia non ha.
Questa è l’Italia, un Paese dove dalla fine dell’ultima guerra si è nascosto un eccidio efferato di uomini e donne e se qualcuno ne parla, facendo un film, quell’opera è già una “schifezza”.
E se più di 3000 persone che lo hanno già visto lo hanno giudicato eccellente? Allora sono tutti di Forza Nuova e di Casa Pound.
In questo paese registi del “sistema”, spendono, certo non di tasca propria, milioni e decine di milioni di euro per fare un film. Il Segreto di Italia ha avuto venticinquemila euro dalla Regione Veneto, il resto, per arrivare complessivamente a meno di duecentocinquantamila euro, è arrivato dalla generosità di contributi privati.
Se i critici tacciono il pubblico apprezza.
Esponenti dell’ANPI, per lo più oramai costituita da “partigiani” nati a guerra finita, ma che sopravvivono grazie a una montagna di soldi succhiata dalle nostre tasse, denigrino pure il mio film. Io ho parlato di argomenti dei quali ci voleva coraggio a parlare, l’ho fatto con il cuore e senza budget in tasca, mentre a sparare sentenze a spese dello Stato sono capaci tutti.
Il film ci è stato richiesto in varie città per gennaio. E’ una lenta macchia d’olio che arriverà ovunque. Abbiate pazienza e aiutateci nelle vostre zone proponendolo agli esercenti.
Ad aprile/maggio uscirà il Dvd, il libro sul percorso del film e il cd della colonna sonora.
Stiamo lavorando perché questo progetto di verità continui: “ROSSO ISTRIA” è la sceneggiatura che andremo a realizzare il prossimo anno, salvo impedimenti, per parlare delle foibe.
Lavoriamo perché sia riconosciuta la verità e su questa progettare il senso di identità, unità e pace che caratterizza un popolo come il nostro.

Buon Natale a tutti voi!


Non credo ci sia altro da aggiungere a questa triste vicenda. Rimane la denuncia verbale, la ferma condanna e la speranza che i pochi, in questo Paese, senza colore politico (ai quali in tutta onestà non appartengo), possano, con gli occhi innocenti che li contraddistinguono, un giorno essere la vera maggioranza, nel popolo come nelle classi dirigenti. Perchè solo così la pacificazione potrà essere più che un pallido miraggio. Sperare nella buona fede delle persone è virtualmente impossibile: sperare di rispettare vicendevolmente ideali (indipendentemente dal colore) che hanno rappresentato per tanti un modo per migliorare la propria casa e la propria gente è ad oggi ugualmente impossibile.

A voi.

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