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A Walt Disney Silly Symphony!

sabato 31 gennaio 2015

Quirinale mio, quanta malizia dietro un teatrino di pupazzi indignati

Due righe sul Quirinale dovevo scriverle. Sergio Mattarella da oggi è il dodicesimo Presidente della Repubblica italiana.

In superfice, i soliti dati: parliamo di un democristiano di sinistra che, alla fine della prima repubblica, sceglie la coalizione di centrosinistra e prosegue nella tradizione di capi dello Stato tutti provenienti dalla stessa parte politica (Scalfaro, Ciampi, Napolitano i suoi predecessori).
Dappertutto, in tv come dalle dichiarazioni degli esponenti del centrodestra italiano (dal collaborazionista Alfano, a Berlusconi, Fitto, Meloni e Salvini) un secco sdegno per la decisione autoritaria del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, colpevole di aver proposto un nome unilaterale e di non aver trattato con chi rappresenta almeno una metà del popolo italiano per eleggere un capo dello stato condiviso da tutti. E via con le dichiarazioni solite "Mattarella non è il mio presidente", varie ed eventuali, quel particolarismo che odio e che, da qualunque parte provenga, è il vero male originale di questo Paese.

In profondità, una serie di considerazioni ben più interessanti, a mio avviso.
La prima: la constatazione che il signor Matteo Renzi si conferma politico di razza, ad appena 40 anni, dimostrando perspicacia e capacità decisamente rare per una persona che dovrebbe essere così poco esperta. Si barcamena tra alleanze e decisioni di autorità, prende di petto gli avversari, li sminuisce quando è necessario e li riconduce a sè per lo stesso motivo, fa eleggere un Presidente che gli sarà alleato fino all'ultimo suo giorno di permanenza a Palazzo Chigi, qualunque sia il tempo.
La seconda: chi parla di tradimento dovrebbe sperare di trovarsi di fronte alla caduta del Governo o, al limite, lo stop immediato ad ogni processo di riforma, inclusi quei pochi avviati come quella del Senato. Quindi se i leader massimi del centrodestra (Berlusconi e Alfano) sono così sdegnati, dovrebbero immediatamente avviare un'opposizione oltranzista, se non sull'esecutivo stesso (poco conveniente visti i brandelli attuali che compongono il Centrodestra), quanto meno sul processo di riforme.
La terza: cosa potevano - sinceramente e realisticamente - attendere i signori moderati come candidato? Cosa c'era, in tutta onestà, di meno a sinistra di Mattarella come eleggibile? Mi viene in mente solo un Casini, un democristiano di destra che però è ben lungi dall'essere un garante delle rimostranze dello schieramento moderato, e che non è mai stato in lizza se non nei campi di calcio ironici virtuali allestiti dal signor Bruno Vespa a Porta a Porta.
Poi possiamo discutere fino all'anno prossimo su quanti nomi del centrodestra potessero ben figurare al Quirinale (e sono tanti, come ho scritto in altre occasioni), io stesso continuo nella mia battaglia morale contro una cultura politica che ha monopolizzato tutto e tutti, ma siamo sinceri: di realistico non si poteva fare altro che eleggere un parlamentare del PD il meno a sinistra possibile, quindi un exdemocristiano. Berlusconi ha passato 20 anni vergognosi a farsi dettare legge sulla poltrona del capo dello stato (anche per oggettive sfortune, come il fatto di trovarsi di fronte all'elezione sempre da sconfitto e mai da presidente in carica), e ora si lamenta per un nome che paragonato ai precedenti è una scoreggia?
Quarta considerazione: il bene dell'Italia qual è? Non nascondiamoci dietro a un dito, prima di tutto si deve cambiare la Costituzione peggiore dell'Occidente. Chi dice che le emergenze sono lavoro, occupazione, povertà, ruolo internazionale e via discorrendo, è un cretino. Oppure è in malafede, alternativa purtroppo da non scartare.
Ma concentriamoci sul cretino, che si spera un giorno possa capire quanto l'elenco infinito dei problemi di cui soffre il nostro Paese può essere affrontato in modo migliore in un solo modo: governando. E governare non significa produrre più di 60 governi in 70 anni, con mille ostacoli, opposizioni e accordi. Significa ricevere il mandato elettorale, produrre un certo tipo di azione nei cinque anni che la stessa nostra Carta non riesce a garantire, (da fallimentare qual è) e poi rimandare tutto agli elettori.
Abolire il Senato, sminuirlo, snellire l'iter legislativo è un passo avanti (piccolissimo, minuscolo!) per cominciare a uscire da questo torbidissimo e spinoso labirinto in vita da ormai 68 lunghe primavere. Chi si opponeva maggiormente alla sua realizzazione? Esatto, la sinistra oltranzista che stamattina Renzi ha riavvicinato a sè con l'elezione di Mattarella. La stessa che ha promosso il referendum contro la più colossale riforma presidenzialista e costituzionale mai affrontata dal nostro Paese. Durerà? Forse no. Farà guadagnare tempo e respiro al premier? Sicuramente sì.

Qualcuno dice, a mio giudizio giustamente "Cercasi disperatamente Centrodestra italiano". Ed è vero, come al solito la sinistra monopolizza le cariche, anche quelle che non sono espressione di voto ma di interesse super partes come il Presidente della Repubblica.
Ciò detto, in questo momento è molto più importante fregare i conservatori.
Per ottenere, tra l'altro, un decimo di ciò che ci serve per cambiare la peggiore Costituzione dell'Occidente: in tal senso confermo il mio appoggio a Renzi, ma mi rendo conto di vivere in un Paese che mette sempre in secondo piano il Paese medesimo e in primo sempre la parte politica da cui proviene.
Riorganizzare il centrodestra può essere un'operazione parallela, da realizzare nel giro di 2 anni per arrivare alle elezioni (non prima del 2016 secondo me) in modo da provare non perderle, anche se sarà difficile.

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