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A Walt Disney Silly Symphony!

venerdì 10 aprile 2015

Equiparazione giusta? Forse, ma anche un limite alla storia

 


E' di ieri la notizia che l'Ucraina ha approvato una legge che equipara il Nazismo al Comunismo, considerando quindi entrambi regimi criminali. La Rada, il parlamento ucraino, legifera così, con 254 a favore su 307 presenti, ciò che porta alle conseguenze più ovvie: il divieto dei simboli dei due regimi, la loro propaganda e la negazione del loro "carattere criminale". Per i trasgressori sono previsti sino a 5 anni di reclusione. "Con questa legge il regime totalitario comunista esistente in Ucraina dal 1917 al 1991 viene riconosciuto come criminale e accusato di aver promosso una politica del terrore statale", si legge nel testo.
Le reazioni? C'è chi si indigna, come il Centro Wiesenthal, l'organizzazione ebraica per i diritti umani,  che definisce la decisione "oltraggiosa" (elabbeppa, addirittura: i morti del comunismo non sarebbero degni della loro tutela?), e chi si esalta, come qualche ucraino sui social network che urla alla benedizione "Era ora", "Non ce ne frega niente del pensiero di coloro che non lo hanno vissuto [il comunismo nda], ma non sanno nulla" eccetera.

In realtà, pur non avendolo vissuto, in tanti conoscono i numeri delle vittime del socialismo reale (la differenza di cifre è troppo grossa per poter essere messa a tacere), ma in Occidente la cultura di sinistra ha gettato basi molto solide,  e questo anche grazie alle montagne di denaro che venivano da Mosca. E le ha gettate a livello culturale, etico, addirittura strutturale, non è stato un semplice sostegno economico come quello di cui - in Italia - hanno beneficiato DC e altri partiti filoamericani in tempo di Guerra Fredda.

Sorvolando sull'aspetto strumentale di questa votazione, nata secondo me con l'unico scopo di ingraziarsi buona parte degli uomini delle destre europei, da sempre maggiormente consapevoli della clamorosa operazione di rapina che gli USA, con il suo braccio UE e grazie alla consapevolezza inconscia di chissà quanti cittadini ucraini, sta compiendo alla sfera di influenza russa, voglio esprimere un concetto che è abbastanza difficile da ignorare, anche se la cultura di massa lo fa costantemente e da anni: l'equiparazione negativa dei due sistemi potrebbe teoricamente avere un fondo di bon ton storico, ma è il concetto di regime criminale ad essere semplicemente contrario alla logica, anacronistico e pure irrispettoso di persone che hanno creduto, attraverso un'idea, di migliorare mondo, società, nazione, di portare al riscatto il proprio Paese, eccetera.
Questo tralasciando la noiosa equiparazione tra nazismo e fascismo, come al solito superficiale e basata su pochi, pochissimi elementi, per di più venuti fuori in gran parte nella fase finale dell'esperienza fascista, o ancora peggio nel contesto di un governo di fatto vassallo del Terzo Reich.
Le ideologie, indubbiamente, hanno anche portato avanti anche idee moralmente deprecabili, come l'odio etnico, l'odio o la lotta di classe, la violenza contro l'avversario, eccetera.

Ma il problema è molto più banale, ossia: è corretto fare torto a un comunista per aver creduto in un internazionalismo avulso dal concetto di classe? E' indubbio che le ideologie, in quanto frutto dell'imperfezione umana, possano andare oltre, ed è altrettanto indubbio che nella fattispecie si sia messo in pratica uno dei precetti basilari del marxismo, ossia la persecuzione delle classi borghesi. Lo sterminio perpetrato da Stalin contro i contadini kulaki, i contadini cosiddetti benestanti a partire dal 1929, va perfettamente in linea con il concetto di lotta di classe, solo che proviene dall'alto (poi si può mettere in dubbio il benessere dei kulaki stessi, come rilevava giustamente lo storico Andrea Graziosi , ma non ci dilunghiamo).  Stesso dicasi per l'imperialismo comunista: l'obiettivo di conquistare il mondo (o di esportare la rivoluzione, pragmaticamente affine) era semplicemente in linea con chi credeva di voler imporre un certo modello.
Allo stesso modo, il Nazismo nasce dalla sottomissione della Germania nel 1919: che da essa sia nata un'idea anche ricca di elementi di odio nessuno lo discute, ma si trascura il fatto, non secondario, che  gran parte di chi vi credette lo fece prima di tutto per sentimento di rivalsa dopo le umiliazioni subite a Versailles.
I drammi della Shoah e dei milioni di morti del comunismo non cancellano le idee apertamente condannabili, come anche altre proposte non prive di dignità.
Qualcuno dirà, come al solito, che il Comunismo non raggiungeva gli abomini teorici del Nazismo: a parte il fatto che si potrebbe contestare anche questo (per quale strano motivo la persecuzione ed eliminazione fisica di una classe sociale dovrebbe essere meno grave di quella di un'etnia? La vita dei borghesi è forse sacrificabile, a differenza di quella degli ebrei?), qui non si sta competendo per alcun trofeo del vittimismo: se non altro, sarebbe auspicabile smettere di farlo una volta per tutte. Si sta dicendo che tutte le idee, al di là di storture iniziali o degenerazioni nate dopo, hanno una loro ragione storica, un loro contesto, e un obiettivo in cui hanno creduto persone normalissime che non hanno alzato manco mezzo dito contro il prossimo in tutta la loro esistenza.

Chiudiamo con chi in questo discorso non c'entra quasi per nulla, se non per i sinistroidi italiani che si fanno reggere il moccolo dalla comunità internazionale di tanto in tanto.
Il Fascismo? Portava avanti l'idea del riscatto italiano, credeva nella forgiatura, attraverso tanti decenni di educazione, di una civiltà italiana politica che nessuno si è mai curato di creare, credeva nel principio della concordia di classe, nella pace sociale. Aveva addirittura una visione internazionalista, in cui riconosceva il diritto di tutte le nazioni alla propria identità e alla propria autonomia cultura. In corso d'opera, come tutti i fenomeni umani, ha commesso degli errori e anche delle cose moralmente deprecabili come l'approvazione delle sicuramente detestabili leggi razziali, per di più contro una categoria che aveva contribuito in modo decisivo alla nascita del movimento e alla diffusione delle sue idee (si pensi al ruolo centrale giocato da Ettore Ovazza fino alla metà degli anni Trenta).

Non voglio banalizzare con un "capita", ma è la pura verità. Queste leggi proibizioniste sono contro le persone normali che hanno creduto in degli ideali, ma peggio ancora sono contro i concetti di storia, di approfondimento, di studio. Soprattutto, sono stupide: perchè non impediscono in alcun modo alla violenza umana di riproporsi sotto simboli differenti. Credete davvero che abolire una falce e martello impedisca la nascita di un nuovo movimento con idee simili, degenerazioni simili ma con una effige differente? Se sì, auguri.

La svastica è un simbolo antico, pre-esistente alla storia del Nazismo di almeno un paio di millenni. E dal significato profondo, intenso, importante. Bisognerebbe studiarla, forse, anzichè vietarla. Con buona pace del Centro Wiesenthal, che tra l'altro potrebbe pure ricordarsi ogni tanto di tutti gli ebrei perseguitati in Unione Sovietica fino al 1972.

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