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A Walt Disney Silly Symphony!

domenica 1 marzo 2015

Vecchie profezie, nuove prospettive, per una Destra a cui mancano unità e guida

Su queste pagine, qualche tempo fa, avevo riassunto un pensiero che manifesto da diversi anni, in materia di politica italiana. Ossia che l'ideologia di per sè, nella Nazione, sia propria e tradizionale del settentrione del Paese, mentre l'idea di Stato e di istituzioni contro l'illegalità, proprie invece del Mezzogiorno. Lo dimostra ampiamente il fatto che i maggiori ideologi italiani (da Mazzini, a Cavour, passando per Mussolini, Gramsci o lo stesso De Gasperi) siano tutti settentrionali, mentre i grandi uomini di legge, di rigore, immolati per la causa della legalità, quasi sempre meridionali: Falcone, Borsellino, Alfano, Siani, Giuliano, Chinnici e via discorrendo. Ovviamente ci sono delle eccezioni in entrambi i casi: e così nascono anche i Crispi, i Croce, i Dalla Chiesa, e i Caponnetto.

La Lega, con la manifestazione di ieri a Piazza del popolo,  ribadisce questa tendenza, ancora non conclusa nella fattispecie. I motivi li ho spiegati ampiamente nel link ad inizio articolo. Ciò che mi interessa in questo frangente è guardare al futuro. Da una prospettiva tutt'altro che destrorsa ma nel solo interesse del Paese. Chi scrive spera che Renzi arrivi alla fine della legislatura e riesca a far approvare in sede di referendum quelle poche riforme che Berlusconi, in forma diversa e molto più completa, aveva approvato in parlamento nella primavera del 2005, bocciato poi da un'abrogazione popolare che da sinistra è quasi sempre certa, la speranza è il monopolio agisca in senso contrario in questo caso, nonostante l'opposizione della minoranza PD. 

Detto questo, parlavamo di futuro, che in questo caso è il futuro della Destra. Ampiamente previsto da qualche anno, anche se non ancora ben consolidato, il twist di Salvini è quindi in linea con la storia politica italiana, fatta di ideologie nate essenzialmente al centro nord e poi, semmai, approvate e condivise al sud.
Lieto che non sia successo niente e che - per una volta - i violenti di sinistra che non vengono mai etichettati tali non siano riusciti nel loro squallido intento di bloccare gli aspiranti manifestanti utilizzando la solita tattica del blocco per suscitare la reazione e piangere da vittime, anche se due giorni fa ci hanno provato eccome.

Alcuni amici di sinistra in passato hanno pure testimoniato in difesa dei centri sociali e della presunta esasperazione di quella violenza, raccontando di aver visto, le volte in cui sono stati in contesti del genere, gente che insegnava l'italiano agli immigrati ed altre attività casalinghe. A questi signori rispondo che anche io sono passato da Casapound, anche io non ho visto morti ammazzati nè picchiati in gente che condivide idee opposte alle vostre, ma continuamente si viene a sentenziare sulla presunta violenza degli ideologi di destra tradizionale, quindi se mi è concesso apostrofo eccome come violenti coloro che saranno una minoranza ovunque, anche tra chi ha idee simili alle mie, ossia un soggetto che personalmente non ha alzato mai un solo dito contro nessuno.
Altri hanno apostrofato come indegne le manifestazioni che continuano ad essere lecite e legittimate solo quando vengono da una tradizione di almeno un secolo fa, e sempre dello stesso colore. A questi ultimi non rispondo nemmeno, non credo ci sia bisogno di trattare delle ovvietà che, purtroppo, stanno solo nell'animo di chi ancora difende questo stato di cose, inaccettabile in una società che si proclami realmente tollerante e in difesa della libertà di parola.


Ora il problema del centrodestra è trovare unità e un leader: Salvini non può esserlo, è inutile negarlo. Con la nuova legge elettorale saranno obbligati a sacrificare tutti almeno parte delle proprie idee, bisogna dare atto alla Lega di essere stata la prima a farlo.
Dal canto del sottoscritto, se ne sacrifica almeno il 70-80% da quando ci si interessa di politica, non è un problema come non lo sarebbe mai stato, specie se in nome di un' alternativa alla sinistra, indipendentemente da quanto le riforme istituzionali siano un'assoluta priorità per il bene di questo povero Paese.


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