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A Walt Disney Silly Symphony!

lunedì 17 settembre 2018

I cieli di Hong Kong



Sinceramente non so quanto altri giocatori abbiano avuto la stessa sensazione, ma personalmente di Shenmue la cosa che mi colpisce è il cielo. Cielo ombroso, stellato, sereno, nuvoloso, piovoso, così come è il mutevole universo concepito da Suzuki ormai quasi due decenni fa. 

Non c'è ambiente del gioco in cui non abbia volto, da giovane sognante quale ero, lo sguardo a un corpo celeste, a una nuvola o semplicemente un azzurro puro. 

Non da solo, chiaramente, ma combinato con i tetti dei palazzi delle varie ambientazioni presenti, in una strada commerciale, in un vicoletto, vicino a un parco, o per le strade affollate e piene di insegne di Hong Kong.



Perché sebbene il capolavoro di Suzuki cominci nella piccola Yokosuka giapponese, che l'anima della serie sia la Cina è cosa nota a tutti.

La parte intima, profonda di Shenmue è lì, dopo quella traversata in mare durata una ventina di giorni, in quel porto rozzo, prima di Aberdeen, dove più si vedono i segni del colonialismo britannico, in quel 1987 ancora vivo e vegeto e che - si dice - qualcuno laggiù ogni tanto rimpiange addirittura. 

La sensazione di immensità, di esplorazione praticamente infinita, le routine perfette di decine, anzi di centinaia di persone incontrate per le strade è ciò che rimane ancora vivo di un'opera mastodontica, perfino a  quasi 20 anni dalla sua uscita originale su Dreamcast.



E confesso, non lo credevo minimante. Perché con l'uscita della collezione su PS4 e Xbox One, i commenti su quanto Shenmue fosse invecchiato si sono sprecati.

Io sarò anche un vecchio innamorato, per carità, ma se questo discorso può valere per il primo capitolo, per il mondo di Hong Kong beh, è totalmente campato in aria. C'è tutto, c'è troppo. Si esplora, si combatte (in modo perfetto, pulito, un gioco nel gioco, a differenza dell'onesto abbozzo giocato a Yokosuka), si lavora per vivere, si compete per soldi a braccio di ferro, si entra grosso modo in qualsiasi bar, ristorante o negozio presente. Il FREE che voleva Suzuki, forse non pieno come molti ricordano in modo dopato, ma lì, puro, conseguente, sempre in definizione. 



Sembra quasi, anzi è assolutamente un viaggio turistico nella remota Cina, un viaggio in cui si gioca, lo si fa tanto e bene.

Certo, tutto questo oggi non sarebbe rivoluzionario. Ma diamine, con una grafica attualizzata potrebbe essere un gioco uscito l'altro ieri e sfido chiunque a contestarlo. 



E se posso dire un'ulteriore bestemmia, pure la veste originale è favolosa ancora oggi. Saranno le scelte artistiche azzeccate, ma laddove non ci sono primi piani l'impatto è ancora bellissimo da vedere, con i suoi rumori, le insegne che fioccano, quello sporco di matrice asiatica così affascinante e seducente, visibile sui grattacieli, sui marciapiedi, negli esterni dei negozi, nei palazzi decadenti.

Shenmue non è solo un gioco, è un' escursione in Asia. Che tutti avrebbero dovuto fare all'epoca e che oggi dovrebbero riscoprire. 

Non ho idea cosa succederà col terzo capitolo. Quando lo annunciarono, il cuore mi arrivò in gola e fui ben lieto di finanziarlo su kickstarter, perché proseguire in quella saga sfortunata, secondo me, era un atto dovuto. Era dovuto dargli ancora una possibilità, indipendentemente dai risultati, anche con il rischio porcata dietro l'angolo.



C'era il dubbio - legittimo - che 20 anni dopo poco si sarebbe potuto fare per avere quell'impatto. E che Shenmue era stato soprattutto quell'impatto. Ma il tempo è il miglior giudice delle cose, e a due decenni distanza ci ha mostrato che sì, quell'impatto rese quel gioco immortale quando uscì, ma anche quello stile e quel tipo di esperienza oggi ne hanno dimostrato l'importanza. 


Quindi sono diventato ottimista. Non è necessario che Shenmue III sia rivoluzionario. Non è necessario che cambi il mondo dei videogiochi in modo così deciso come i primi due.

È sufficiente che riproponga l'immensità di Hong Kong, che la ributti in pista con il giusto carisma e lo stesso dannato divertimento, e che magari sistemi anche le stramaledettissime espressioni facciali che tanto hanno fatto storcere il naso a tutti.

Se parliamo per il sottoscritto, possono rimanere così come sono, e non scherzo. Basta che si faccia centro su tutto il resto, sarà già tanto per compiere quel miracolo a cui molti di noi avevamo ormai rinunciato.


Perché supportare Shenmue III è imperativo per chiunque ami questa passione. Imperativo credere e dare credito a Yu Suzuki, infine, per andare avanti in un viaggio semplicemente intramontabile. 

Forza e in bocca al lupo. Ci vediamo nel 2019. 

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