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A Walt Disney Silly Symphony!

venerdì 5 novembre 2021

Voglio tornare a Tallon



Metroid è sempre Metroid. E c'è qualcosa di inscindibilmente legato tra la nostalgia ad elementi classici e peculiari, quanto alla richiesta di una svolta. Entrambe convivono in un concentrato di sensazioni solo apparentemente contrastanti.

Metroid Dread, come qualcuno ha fatto giustamente notare, rappresenta l'ennesimo omaggio a una serie fuori scala. 

C'è tutto, con la solita variante. Ma non è di Dread che voglio parlare quest'oggi. Dread è uno spunto, perché lo sto affrontando con la solita gioia e le solite domande, ma è il futuro di un nome, di un simbolo, di uno stile di fare videogioco forse inedito per Nintendo stessa, ad interessarmi.

Tutti, all'epoca, che Metroid Prime fosse Super Metroid trasposto in 3d. Avevano senz'altro ragione, ma per me c'è sempre stato qualcosa di più.

E quel valore aggiunto era la prospettiva, la possibilità che la terza dimensione aggiunse alla saga di Samus.

Mi era sempre piaciuto Metroid. Ma non posso negarlo, il passaggio in 3d mi stese per terra. Prima avevo apprezzato tantissimo Super Metroid, finito una sola volta all'epoca (una stranezza per i tempi, almeno per quel che mi riguarda) e rivalutato solo tantissimo tempo dopo, rigiocandolo sulla Virtual Console. Del primo su NES non ricordavo - né ricordo - quasi nulla. 

La verità è che il Metroid in tre dimensioni non traspose semplicemente la serie in una nuova prospettiva: certo, tecnicamente magari è stato così.

Ma il succo sta nel fatto che quel 3d era ciò che Metroid avrebbe dovuto essere dall'inizio. Non so se nella testa di Miyamoto, ma certamente per quelli che sono i suoi punti di forza: la solitudine, l'esplorazione, il mondo ostile e - ovviamente - le musiche di Yamamoto. 

La cosa più pazzesca del destro diretto che Metroid Prime mi indirizzò alla mandibola nel 2003, però, fu il fatto che io, prima di allora, non ero mai andato matto per i giochi in prima persona. In qualche maniera, ancora non m'avevano conquistato, nonostante avessi adorato il primo Doom e avessi vissuto con un certo interesse anche il primo Quake.

Niente a che vedere, ovviamente, sparatutto versus avventure, perché Prime era, appunto, un'avventura. Impiegai mesi a decidermi di acquistarlo perché la prima persona proprio non mi andava giù. 

Ma ci fu un tocco, una scintilla che cambiò per sempre la percezione di quella visuale. Non casualmente, poco dopo venni stregato anche da Half Life 2, che avventura lo era decisamente di meno. 

Ora, la questione è: cosa aspettarsi da Metroid Prime 4. Quando discuto con altri appassionati dell'argomento, leggo sovente la speranza che ci sia "un altro Breath of the Wild", similmente a quanto avvenuto per Zelda, ovvero una serie che accusava il peso della ripetitività in modo non dissimile da quanto avvenuto per Metroid.

Pur condividendo la necessità di una svolta, Samus mi ha però sempre affaticato meno del Link classico. La sensazione è che potrebbero ripropormi un'altra dozzina di Metroid classici senza che accusi troppo il colpo. 

Però è insindacabile che un cambiamento ci voglia, perché fame di meraviglia ne ho anche io. La mia personale idea è che non debba essere orientata a un vero open world, come avvenuto per Zelda. Ma a qualcosa di diverso, su cui però ammetto di non avere un'idea precisa.

Sognavo Breath of the Wild da prima che uscisse Ocarina of Time. Addirittura mi aspettavo - irrealisticamente - che Ocarina of Time, con la tecnologia del 1998, potesse essere Breath of the Wild

Su Metroid i sogni sono indefiniti e incerti. Non so cosa voglio e neanche cosa aspettarmi. Però è vero, provo il desiderio di stupirmi di nuovo.

Ed è questo il motivo per cui esiste una sola certezza: che voglio tornare a Tallon

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