Copertina

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A Walt Disney Silly Symphony!

mercoledì 29 novembre 2017

Quanto mi manca Valve



In questo periodo si gioca un po' come ai vecchi tempi: è normale, s'avvicina il Natale, i principali progetti lavorativi sono in via di pubblicazione e si ripartirà, a pieno regime, da gennaio. A parte il tam tam quotidiano che, per fortuna, nel mio caso porta a occupazioni abbastanza sedentarie, ci sarà da respirare un po' di più.

Come si diceva l'altro giorno, nei ritorni di fiamma, c'è poco da fare, c'è sempre di mezzo Nintendo. Sempre. 

C'era qualcun altro che riusciva a farlo, l'unica casa software in grado di competere con Kyoto per la qualità della roba pensata, sviluppata, rilasciata. Almeno per me. Questo qualcuno si chiamava Valve Software

Come Nintendo oltre ai "miei" generi (avventure, platform) riusciva a farmi riprendere tipologie che avevo abbandonato dopo gli anni dell'Amiga (RTS con Pikmin) o addirittura a farmi giocare roba che nelle prime incarnazioni non mi aveva mai fatto impazzire (i giochi in prima persona, Metroid, gli sparatutto competitivi, Splatoon) solo perché riesce a trovare in ogni occasione la chiave di volta, così Valve era riuscita, in quel lontanissimo 2004, a farmi fare il salto della quaglia con gli FPS, grazie a quel capolavoro assoluto di Half Life 2, titolo che ho rifinito ben 5 volte su tre piattaforme diverse. 



Half Life 2 è stato, insieme a Super Mario Galaxy, il più grande parco giochi virtuale dello scorso decennio. Un incessante avanzare di inventiva, varietà, giochi nel gioco, tutti diversi, tutti stupendamente immediati, tutti con un livello di sfida proporzionato, mai frustrante. Shooter ed FPS, survival horror, racing. C'era di tutto e di più. E con una grafica, lasciatemelo dire, che fu tra le ultime a far cadere la proverbiale mascella a terra.

Da lì Valve me ne ha fatte passare tante, ma contrariamente al gergo comune, tutte meravigliose. Non potevo non recuperarmi il primo Half Life, che a fine anni 2000 continuava ad essere invecchiato pochissimo e ad essere godibile (grafica a parte). 

Riesce a farmi sfondare nello splendido coop di Left 4 Dead, a cui gioco mesi e mesi senza sosta, quasi ogni sera. Mi consegna le meraviglie del gameplay con Portal e consacra tutto con Portal 2



Qualcuno all'epoca diceva, lo ricordo come se fosse ieri: "Non vorrei mai un Portal 3, abbiamo raggiunto l'apice", in un forum dove all'epoca scrivevo. Ragionamenti che non ho mai compreso. Come se ci fosse un motivo per non desiderare che una serie fantastica vada avanti, come se fosse obbligatoria una "rinuncia" non si sa bene per quale strambo motivo. Boh.

Comunque, Portal 2 è del 2011. E qui arriviamo al de profundis, perché da allora sono passati 6 anni, e Valve ha, di fatto, smesso di fare videogiochi. Quasi un anno fa veniva smentita l'ultima voce sul terzo capitolo di Half Life: esequie ufficiali. E - allo scopo di mantenere il discorso sui dei canoni minimi di dignità, si dovrebbe ignorare senza nemmeno pensare esista tale The Lab, progetto che rispetto ai kolossal a cui ci si era abituati è un insulto con tutti i crismi.

In questi mesi di Nintendo profonda, non posso negarlo, sento la mancanza di quella che consideravo la sua gemella occidentale. Che mi faceva divertire come solo Kyoto riesce a fare. Quella per cui il videogioco - siamo sempre lì - era anzitutto balocco, tanto che il buon Gordon Freeman si presentava un po' come il caro Link: non spiccicava una parola, rappresentava il giocatore e nessun altro, e addirittura ogni singola scena di intermezzo avveniva in tempo reale, con i dialoghi "in gioco" perché il gioco è vita, linfa che non va mai interrotta. 

Ovviamente accadeva lo stesso anche in L4D, nei due Portal, in tutti i giochi Valve. La filosofia del giubilo e della ricreazione. Non, uno, non due, ma ben sei Natali senza di loro provocano malinconia e un po' di tristezza.

Degli eccezionali artigiani del videogioco Made in USA. Che continuo ad adorare anche fosse solo per riconoscenza, visto quanto mi hanno fatto divertire, sorridere, passare serate liete. 

Di fatto, non esistono più. E questo mi manca da morire.


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