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martedì 28 novembre 2017

Nintendo 2017: Caput Mundi



Innanzitutto una premessa. Questa Nintendo che, a più riprese, ed ancor più nella schermata che prepara al gameplay di Super Mario Odyssey, consiglia esplicitamente ai giocatore di utilizzare i 2 joycon separati per affrontare un gioco classicissimo quale può essere proprio il nuovo Mario, la dice lunga su quanto la gente non abbia capito che console pazzesca sia stata quel bistrattatissimo Wii.

Assurta ingiustamente ai disonori della storia come console dei casual gamer e non - come invece è stata - macchina capace di ospitare un po' di tutto, incluse - ma è fondamentale dirlo - le maggiori opere videoludiche (non so perché sia venuto a noia come aggettivo, a me piace l'italiano e lo trovo bellissimo, voi fate un po' quello che cazzo vi pare) della Nintendo 3d (e non solo) dai tempi dell'ormai vetusto sebbene glorioso Nintendo 64.



E il fatto che le critiche si rivolgessero quasi sempre al singolo wiimote, incapace - come in parte vero è stato, anche per una differenza sostanziale tra il primo e il wiimotionplus - di produrre quella rivoluzione di cui tanto si vantava, la dice ancora più lunga. Il controller del Wii, infatti, non era solo il wiimote. Ma precisamente nunchuck e wiimote, il che vuol dire una cosa semplice, facile da capire: non vogliamo fare solo motion control, ma vogliamo introdurre il motion control. Vogliamo proporre un pad che fa, senza mezzi termini, tutto: fungere da pad, ma anche da altro.

Trattato come una specie di appestato perché capivo la comodità assurda di giocare svaccato anche quando non si sfruttava mezza delle feature del telecomandino, ho pensato anche per lunghi anni di fare un cazzo di video su youtube dove si mostrasse che no, non era necessario sbracciarsi per muovere quel cazzo di puntatore, ma un semplicissimo movimento del polso.

Ma vabbè, chiusa parentesi e lunga premessa, questo Switch è a tutti gli effetti Wii 2, con una qualità software del primo anno immensamente superiore. Beninteso sia difficile dare la colpa a Wii e probabilmente a tutte le console mai uscite nella storia di Nintendo, dal momento che una macchina che nello stesso anno ti spara lo Zelda migliore di ogni tempo, uno dei Mario migliori, il seguito di uno shooter competitivo enormemente innovativo che è riuscito anche a far giocare un appestato come me, un picchiaduro rivoluzionario come Arms (che schifo il motion control, roba da appestati!) solo come pesi massimi, lasciando perdere la miriade di giochi che già popolano l'eshop, beh, è difficile che abbia rivali. Ma proprio in generale.

Il sopravvalutato Wii U (la meno incidente tra le console Nintendo mai vista, meno del Gamecube e non è per nulla una battuta) è stato esaltato un po' in ogni dove in ragione di un Mario Kart come non se ne vedevano da almeno un decennio, soprassedendo sulla mancanza di un Metroid, addirittura di un Zelda (poi di fatto uscito su Switch, nonostante la pubblicazione "condivisa") e di un Mario sì bello, ma lontano dall'epocalità del 64, dei due Mario Galaxy e anche dello stesso Odyssey. 

Zelda ha fatto quello che tutti si aspettavano, diciamolo pure chiaramente, con decenni di ritardo: rendere un open world divertente. Perché diciamolo con decenni di ritardo, e lo dovranno ammettere anche la maggior parte di quelli che ci fracassano le balle con rpg occidentali e menate varie da secoli: gli open world sono sempre stati una rottura di palle.



Certo, ci sono casi in cui questa rottura di palle è stata meno evidente (e uno di questi casi è sicuramente Metal Gear 5, che sebbene fosse un titolo clamoroso, che dovrebbe essere ricordato per decenni per il primo assaggio di divertimento dovuto anche al controllo del cavallo, che però presto si perdeva nella banale noia di fare poche cose tra un nuovo villaggio/centro scoperto e l'altro), ma in linea di massima abbiamo giocato, dal 1995 al 2015, a roba estremamente noiosa, spesso riempita da combattimenti noiosi e fatti in modo orrendo (penso a Morrowind ma anche ai più recenti di Bethesda), semplicemente perché eravamo attratti dall'idea, dal fatto di avere un mondo aperto e sfruttarlo. Attratti magari dalla trama, dal mondo post-apocalittico alla Fallout, e ci si giocava per quello.

E chi - come me - del fascino in un videogioco ne fa a meno da circa 15 anni, ma ormai misura in divertimento perfino la schermata introduttiva visto che del resto ne ha abbastanza, li ha abbandonati presto. Con qualche amico più recente ho dovuto ripetere a macchinetta quello che penso sia un'ovvietà: il videogioco è un balocco. E il fatto di essere così interessati a elementi comprimari al balocco (trama, personaggi eccetera) denota soltanto il fatto di essere sempre meno interessati a giocare. Il che non avrebbe nulla di male ma non ha altre possibili interpretazioni.

Ecco, Nintendo esplicita molto bene il videogioco come balocco. Lo fa dalla prima schermata del menù di Switch, secca, diretta, qui ci sono solo giochi in dashboard, niente menate con la funzione qui o quella funzione là. E lo fa con un Mario ennesimo capolavoro che chiude l'annata in modo clamoroso, in attesa di Xenoblade. Mario che dipinge gameplay, che ti fa perdere il sonno per quel cazzo di salto con la corda che non riuscirò a fare mai pena l'esaurimento nervoso, Mario che si dovrà per forza, come al solito, finire al 100%, come lo si è fatto con Zelda, come lo si fa con tutti i pesi massimi di Nintendo perché sennò non sono le stesse serate.



Mario che riprende un tema a me caro ai tempi del 64, quello di divertirsi semplicemente girando e saltellando, estremo a mio avviso non più toccato nello stesso modo né nel deludente Sunshine che negli spettaccolari Galaxy, che traevano dal level design la loro forza, dall'incedere dei livelli e delle idee continue, costanti, bombardanti. Qui di idee ce ne sono meno, ma c'è un'esplorazione da eccitazioni continue, c'è una ricerca pazzesca e piena zeppa di chicche: forse c'è troppa ciccia in poco spazio, ma chissenefrega, qui si celebra l'ennesimo momento di gameplay, di altissimo gameplay.



Diatribe e bisticci. Il povero Alessandro Bacchetta, autore di quel furto a mano armata di 9.4 su multiplayer.it, in fondo è un rapinatore vittima delle circostanze. Queste cazzo di scale nei videogiochi non hanno davvero senso, se un Uncharted (sparo un nome a caso, manco ricordo quanto ha preso, ma è per far capire) è valutato quanto Zelda mentre dovrebbe prendere un modesto 7, senza che questo debba gridare allo scandalo.

Ma sull'epocalità del 9.7 di Zelda c'è poco da discutere, non si avrà più un salto possibile come questo, perché Nintendo ha inventato l'open world con 20 anni di ritardo sulla nascita dell'open world, e questa è cosa non solo da non mettere in secondo piano, ma da ricordare ogni santo giorno finché si campa in questa vita piena di affanni e di problemi, in cui un trentaseienne come il sottoscritto, ormai abituato a trattare di cose ben più complesse come storia, sociologia e politica, ancora trova la forza, la voglia, la risata di parlare di balocchi elettronici, gli stessi in cui Nintendo è regina da sempre, perché ci si metta l'anima in pace, non esiste nessuno al mondo che li faccia nello stesso modo.

Nessuno ha mai fatto uscire una quantità così assurda di software di qualità come Nintendo nel 2017. Nessuno ha mai lanciato una console lontanamente paragonabile a Switch. In barba a chi preannunciava 10 anni fa la fine della Nintendo storica con l'avvento del terribile e maligno Wii, anni dopo Nintendo stessa risponde con una sberla che consolida la nuova macchina, ad un anno di vita, come la migliore mai uscita nella storia dei videogiochi. Il tempo smentirà o confermerà questa affermazione, ma al momento non c'è proprio trippa per gatti.

Una macchina che ci consegna lo Zelda migliore della storia, il secondo/terzo (boh, la verità è che Sunshine 2002 a parte, non s'è sbagliato un colpo) Mario più bello della storia, il bistrattatissimo motion control applicato in Arms alla stragrande, il seguito di quello Splatoon che riesce - come Kyoto già aveva fatto in passato - nel farmi giocare un genere che non avevo mai toccato nemmeno con un grissino, una quantità indicibile di scelta su un eshop più vivo che mai.



Gli auguri non possono che essere di florido successo, e non per ragioni consumistiche, malattia di cui siamo tutti più o meno vittime in questa epoca. Ma per una ragione banalissima.

Perché sperare che Nintendo viva, anzi che prosperi, è un po' come sperare che il videogioco continui, e non è per nulla un frase retorica, specie in chi, come me, ha rimodulato la passione negli ultimi, faticosi anni.

È sperare che la passione stessa trovi nuovi spazi di manovra, che chi non ha mai giocato uno shooter competitivo come il sottoscritto si converta, anche solo momentaneamente, perché solo Nintendo può riuscire a convincerlo.

È sperare di uscire da questa routine di titoli sempre uguali da cui siamo francamente invasi, mentre dalle parti di Kyoto ti innovano 4 generi come se fossero acqua fresca nel giro di un paio d'anni.

È sperare che i videogiochi continuino ad essere un balocco, e non un filmaccio che per carità, ogni tanto può anche piacere ma se fosse solo questo potremmo chiudere baracca e burattini e tornare alle nostre grigie esistenze senza divertimenti che, come diceva Nietzsche, sono presupposto per superare le barriere di pessimismo e raggiungere lo stadio dell'oltreuomo.


Buon Natale, il periodo è iniziato da ben prima dell'Immacolata.


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