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mercoledì 13 gennaio 2016

Buttafuoco e la scelta islamica: scimmiottamento radical chic, ma non solo

Lo spunto è questo interessantissimo articolo, firmato dal bravo Francesco Latiano, collega della popolare pagina facebook e sito web La via culturale al socialismo, sito intellettuale dai risvolti satirici che ironizza sui limiti del pensiero della sinistra italiana contemporanea. 
L'articolo in questione - di cui, ovviamente, consiglio la lettura - critica aspramente la tendenza di alcuni intellettuali di destra, a giudizio dell'autore, di prendere eccessivamente a modello un certo approccio radical chic della sinistra. In particolare, emerge la scelta, risalente ad alcuni anni fa, della conversione all'Islam di Pietrangelo Buttafuoco, noto e preparato giornalista tra i pochi a poter rappresentare un certo intellettualismo di destra.  Un discorso intelligente che si conclude con questo pensiero, incentrato anche su Massimo Fini (forse un po' troppo alla leggera incluso nella categoria): 
La mia è una preghiera: cari Fini e Buttafuoco, non svilite la vostra indubbia preparazione trasformandovi in una sorta di Augias di destra.Tornate ad essere quei fieri avversari della mentalità salottiera che eravate un tempo. Con la vostra professionalità potreste ridurre a fettine qualunque radical chic o autoproclamato intellettuale della domenica. La mia speranza è che questa nuova moda passi presto,e che si torni il prima possibile a ragionare in modo serio.

Che ci siano notevoli difficoltà per i pensieri "di destra" (dove per destra, sia quando la distinzione aveva caratteristiche più marcate, sia oggi, si intende comunque una visione del mondo che, di nicchia o meno, persiste in diverse persone) di guadagnare terreno in questi ambiti è innegabile.
Sul piano generale, la destra paga un certo "ritardo storico" rispetto alla sinistra. Un ritardo non solo dovuto a scelte errate, ma anche a sconfitte militari, apostrofazioni storiche, in un contesto che, sebbene in Italia abbia raggiunto vette estreme, non si può dire esclusivo del nostro Paese. 
La stessa morale cristiano-cattolica ne é, negli ultimi 50 anni, uscita fortemente ridimensionata, tanto da costituire, ad oggi, uno dei motivi di debolezza dell'Occidente nel difficile confronto globale che ha caratterizzato gli ultimi anni. In ogni caso, la forma ideologica che maggiormente ha preso forza da questi due indebolimenti è sicuramente quella appartenenente alla cultura di sinistra. Nelle sue molteplici forme: Partito Socialista Italiano, Partito Comunista Italiano, si potrebbe anche strizzare l'occhio (in tempi più recenti) anche ai Verdi, fino agli attuali Sinistra Italiana, Partito Democratico eccetera. Sappiamo bene come si è evoluta la storia culturale italiana negli ultimi 70 anni, un discorso sul quale batto molto e per esso rinvio alla mia ultima riflessione, scritta qualche giorno fa, trattando di altri argomenti.

La conseguenza più naturale di tutto ciò è che ci sia una sorta di "emulazione" (spesso goffa e ancora più spesso inconcludente) del modello sinistroide anche nella regione politica della destra. 
Ma le radici storiche di un certo intellettualismo di sinistra si ritrovano, dall'amnistia Togliatti in poi, anche in un ben solido apparato economico-editoriale che la destra, negli ultimi 70 anni almeno (quindi da quando "si è fatta sociale", mi si consenta l'espressione), non ha avuto e non può ancora avere. 

Le difficoltà inerenti anche la mancanza di supporti "logistico-finanziari" si tramutano spesso in una certa goffaggine dei pochi intellettuali di destra che abbiano il fegato di parlare e di esporsi (perchè sono pochi, è inutile che ci giriamo intorno). E coinvolgono, palesemente, anche un personaggio come Buttafuoco. 
Che però, perfino in una serie di incertezze che, per i motivi di cui sopra, ritengo fisiologiche, riesce comunque a rivelare una differenziazione nella sua scelta internazionale di "abbraccio all'Islam" ben marcata rispetto a quella dei sinistri radical chic, colleghi e opposti che vogliamo considerarli. 
Ossia il fatto che non si tratta di una scelta internazionale. E' infatti l'approccio di Buttafuoco, e della sua cultura politica, ad essere radicalmente differente. 

Mentre, infatti, la sinistra post-comunista si avvicina ai temi globali in luogo e in corruzione di un vecchio internazionalismo completamente travisato, di un abbraccio delle lobby finanziarie e imprenditoriali mondiali e di un idealismo antinazionale, antietnico e anti-confine, il presupposto di Buttafuoco è diametralmente opposto: abbraccia l'Islam per i suoi contenuti "nazionali" o per meglio dire identitari (vista la varia composizione dei popoli arabi). 

In buona sostanza, critica la debolezza dei principi occidentali che hanno ammazzato il cristianesimo (la seconda vittima delle conquiste culturali di ispirazione materialistico-storica, dicevamo prima) e guarda con estremo favore chi, i propri principi, é riuscito a salvaguardarli, sebbene in un'ottica cultural-religiosa molto diversa. Un approccio antimoderno, se vogliamo, meno incoerente di quanto possa sembrare: non certo una novità, considerando che il pensiero di destra sociale possiede diversi lati che, in un certo senso, confliggono con la modernità.



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