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A Walt Disney Silly Symphony!

domenica 5 luglio 2015

Ad Atene il NO è sulla strada di casa


SI', NO, forse? Continuo ad andare oltre: indipendentemente dall'incompetenza o meno di Tsipras e dei suoi, dimostrata in modo abbastanza evidente da diverse sintesi apparse in rete sui contenuti di risposta alla proposta europea (praticamente inesistenti, laddove da Bruxelles, se non altro, sono venute fuori strategie e programmi ben precisi, indipendentemente dalla loro ingiustizia), nutro massimo rispetto per una dignità, quella del popolo greco, che invidio in modo inimmaginabile. Continuare a fare il solito discorso qualunquista sulla "colpa della nazione" a causa dei precedenti governanti, enfatizzare ancora la favoletta dei cittadini rei di tutto, anche specifiche politiche economiche di cui persone normalissime non possono essere nè responsabili nè compatercipi, è veramente triste.

Tutti questi risvegli improvvisi sono francamente bizzarri: non scopriamo adesso che la forza economica della Grecia sia modesta rispetto al resto dell'Europa, lo è sempre stata. Non lo scopriamo neanche per altri paesi dell'area meridionale come il Portogallo e, vi dirò, non lo avremmo scoperto neanche per la Spagna, se non ci fosse stato il boom economico che il paese iberico ha vissuto ai primi anni 2000. 

In Italia, nel frattempo, nascono le prime interpretazioni "ad arte" del voto ad Atene: "non è nazionalismo nè patriottismo" (curioso come le due parole ora abbiano valore simile, mentre in Italia si fa sempre presto a condannare entrambi inventandosi differenze di sana pianta) ma "solo esasperazione".
Nella sua imbarazzante ritirata (quella in cui dichiarava, dopo campagne elettorali ben diverse che "il NO non rappresenta un'uscita dall'Euro, ma solo un accordo più favorevole") Tsipras ha involontariamente messo il punto sul problema: qui la questione non è uscire dall'Euro o meno.
La questione è capire che l'Euro non è una situazione cristallizzata nè tantomeno una verità assoluta. La storia dice solo quanto sia vergognoso che un Paese con la forza economica, con il Pil e con un bacino di consumo come l'Italia non riesca a recitare un luogo di primo piano nello scacchiere continentale, anche in chiave europeista. Non c'è un solo motivo logico per cui debba essere così. Certo, il signor Renzi un mese fa è riuscito a fare la scoperta dell'acqua calda dicendo che non possiamo essere una superpotenza. In compenso ha proseguito sulla stessa sciagurata linea che il 90% dei suoi predecessori segue da una buona sessantina d'anni.




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