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A Walt Disney Silly Symphony!

giovedì 16 aprile 2015

Demoliamo Twin Peaks

E' terminata la scorsa settimana la nuova serie televisiva prodotta da Sky, Fortitude, che oltre alla presenza di attori non molto navigati ma efficaci, faceva figurare nel cast anche il mitico Stanley Tucci, bravo ma non troppo valutato interprete statunitense (se non altro nei ruoli principali), nella parte del poliziotto londinese inviato nello sperduto villaggio polare dove la pace era tale da non esservi nessuno in grado di affrontare l'imprevisto di un omicidio. L'assurdo paradosso della tranquillità: come si fa a giudicare la bravura di un agente senza mettero alla prova?

I più attenti ricorderanno sicuramente gli slogan che hanno accompagnato la serie che, alla sua uscita, veniva chiamata il "Twin Peaks dell'artico". E questo mi ha portato a ricordare cosa ho sempre detto da quando, circa una decina d'anni fa, recuperai la serie tv ideata da David  Lynch che è, tra l'altro, difficilmente discutibile come artista (ma per ben altri motivi). Sissignore, nel 1990 avevo meno di dieci anni, e ricordo benissimo che, mentre i miei compagni di scuola si nutrivano in TV di prodotti come la suddetta serie e, qualche anno prima,  il cult Visitors, io non ci riuscivo perchè non sopportavo i racconti di tensione, convinto, non si sa per quale motivo, che fossero dell'orrore (senza aver mai compreso il significato del termine tra l'altro, confondendolo con lo splatter). Poco dopo mi sarei "convertito" totalmente, ma questa è un'altra storia. L'impatto con Twin Peaks, comunque, fu spiazzante: lo dirò senza mezzi termini, ho visto poche cose più sopravvalutate di un prodotto tanto mediocre spacciato per capolavoro.

L'eccitazione diffusa negli anni successivi? Assolutamente incomprensibile, la noia fatta telefilm super idolatrata per non si sa bene cosa: mini-storie totalmente prive di spessore che dovevano, nelle intenzioni dell'autore, risultare il vero nocciolo di un'opera in cui il giallo Laura Palmer era solo un pretesto. Di intenti si può parlare fino alla morte, ma i risultati erano tragicomici. I personaggi erano tutto meno che lugubri: i più cattivi avevano addirittura aspetti da malvagio del classico telefilm anni 80 (mi riferisco a Windom Earle o al nevrotico Leo Johnson, per dire i primi che mi vengono in mente), la vera atmosfera claustofobica (e la stessa fotogafia) era accennata nel pilota e in pochi altri episodi. Killer BOB era un tentativo e nulla più. 
In pratica si salvavano solo i sei episodi diretti da Lynch (e manco tutti, diciamo che il pilota era ciò che rimaneva più impresso), il resto era un minestrone andato a male di soliti scritti da telefilm, personaggi fuori controllo, script modesti e dialoghi pure abbastanza ridicoli, senza un minimo dello spessore che le serie tv hanno mostrato negli ultimi 15 anni, ma neanche un briciolo. Era una buona idea senza nessun vero sviluppo, un guazzabuglio di superficialità  spinto da una ben discreta (ma monotonissima) colonna sonora che provava a rendere profondo ciò che non lo poteva essere. La sceneggiatura era la grande assente.
 
Ora, Fortitude non è un capolavoro, per carità. Tempi stranissimi, sceneggiatura deboluccia  per 3/4 della serie, però anche una storia simpatica, tutto sommato coraggiosa, ambientazione egregia e personaggi che per lo meno hanno un profilo psicologico, non una musica pseudo-orrorifica a cercare di dare - male - una mano dove trama e dialoghi falliscono miseramente. Il poliziotto Eugene Morton interpretato da Stanley Tucci, ossia una delle caratterizzazioni più banali e stereotipate della serie, dà la birra a uno qualsiasi dei personaggi dlla serie "culto" di Lynch, Laura Palmer inclusa, probabilmente una delle poche di fascino perchè appare a sprazzi. Senza parlare di altri come Dan Andersen o Henry Tyson...
Un ciarpame imperfetto,  ma rispetto a Twin Peaks un capolavoro alla Hitchcock.

Io dopo anni e anni mi sono costruito una verità che possa spiegare il successo critico (non commerciale, attenzione) dell'opera di Lynch, ossia uno dei casi di maggiore delirio collettivo che abbia mai visto in vita mia. 
Facciamola breve, penso che i consensi a Twin Peaks siano dovuti a un solo motivo: l'età estremamente bassa che caratterizzava gli spettatori delle serie all'epoca. Un fatto abbastanza ovvio, visto che, come prodotto di massa, esse si sono diffuse a partire dagli anni Settanta e hanno interessato sempre più pubblico solo negli anni Ottanta. Gli adulti ancora non le guardavano come oggi le seguiamo noi, che in fondo ci siamo nati e rappresentiamo una generazione per la quale, non a caso, sono stati creati serial tecnicamente impensabili anche solo dieci anni fa. 
Non ricordo un solo venticinquenne (ma neanche ventenne) che all'epoca guardasse Twin Peaks: e ne conoscevo, vista l'età dei miei due fratelli (di 9 e 10 anni più grandi) che spesso invitavano amici in casa con cui parlavano di tutto e di più. Solo adolescenti e poco più. Gli stessi che hanno decretato il successo di Beverly Hills 90210, insomma. Traete le vostre conclusioni, per quanto fastidiose possano essere....

La parola che meglio sintetizza tutto ciò sapete come si chiama? Nostalgia.

E che si fa in nome di quella e nient'altro? Semplice, si mettono in moto le ruspe! Io vado, alla prossima!


2 commenti:

  1. Risposte
    1. Meno male che ci sono espertoni come te ad indicarmi la via, argomentando sempre le proprie obiezioni. Punto, a capo e buon prosegumento ;)

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